Racconta la nostra volontaria Giuseppina Auriemma, per tutti Giusy: “Il primo giovedì del mese e il quarto martedì del mese sono di turno in cucina, faccio la cuoca e sono stata abbinata ad altri volontari che si occupano della distribuzione pasti. Insieme collaboriamo sinergicamente. Quando entri, vedi che la cucina si tinge di colori, i profumi invadono gli spazi, sembra un teatro espressivo.

Il brusio delle chiacchiere in sottofondo somiglia ad una dolce ninna nanna. C’è un continuo scambio di ricordi, informazioni, ricette, pare un telegiornale orale. Con gli utenti, ho creato un rapporto socievole e questo mi fa stare bene. A fine serata, gli ospiti che ormai mi conoscono, ringraziano lo staff dei volontari, dicono che cucino con il cuore e che sono ricca dentro … Allora io sorrido e nonostante la stanchezza della giornata torno a casa serena”.

Giusy nella vita lavora come insegnante della scuola primaria del Primo circolo di Formigine, dove vive, ed è venuta a conoscenza di Porta Aperta tramite sua figlia Rossella la quale ha prestato servizio civile presso la nostra associazione.

“Una sera di luglio dello scorso anno, Rossella mi disse che a Porta Aperta si stava organizzando una serata di beneficenza e che ci sarebbe stato bisogno di una mano in cucina.
Ho offerto il mio aiuto, la serata ha avuto successo, ho ricevuto i complimenti dai responsabili e da allora offro una mano come cuoca presso la mensa dell’associazione – racconta Giusy –
Anch’io sono emigrata dal Sud, dalla provincia di Napoli, anch’io ho vissuto sulla mia pelle il disagio, e facendomi coraggio ho sentito di abbattere il muro … Man mano che i giorni passavano, ho iniziato a guardare Porta Aperta con occhi da insegnante e allora mi si è aperto un mondo.

Porta Aperta è luogo di apprendimento, di incontro di tante culture, favorisce le relazioni, scambi di opinioni, comunicazione, è una risorsa per una crescita personale, per una predisposizione al cambiamento, è un potenziale arricchimento per le lingue.

La mia esperienza di volontariato continua all’interno del centro di accoglienza – prosegue Giusy – Faccio anche parte del gruppo di conversazione, un progetto che ha lo scopo di avvicinare gli ospiti – ragazzi migranti – alla nostra lingua.

Questa esperienza per me che sono insegnante è una grande opportunità, perché mi consente di affrontare temi importanti come quello dell’inclusione. Mi hanno affidato dei ragazzi di nazionalità diversa e il primo incontro è stato faticosissimo, perché hanno un vocabolario insufficiente, conoscono solo il francese.

È così partita una sfida con me stessa. Ho competenze digitali e in questo caso la tecnologia mi aiuta molto nell’apprendimento di L2 (lingua italiana). I ragazzi sono una risorsa, per loro ho creato dei power point e dei video per avvicinarli attraverso le immagini alla conoscenza della lingua italiana e della vita qui.

Ho la passione per la cucina – conclude Giusy – ma affiancare i ragazzi in questo tipo di attività mi piace molto di più, è un continuo scambio di dare e avere che accresce il mio bagaglio culturale, tanto da spingermi a fare ricerche su scrittori e poeti marocchini, sulla musica che accomuna tutti i popoli che ho conosciuto anche grazie a questi ragazzi”.

ELENA LANCELLOTTI

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